Abstract
L'emigrazione liberale russa a Parigi dopo il 1917 si presenta come un interessante caso di studio. Il rapporto con la Francia delineava sia una sorta di alter ego libertario, con cui gli esponenti liberali russi si confrontavano, sia il principale luogo geografico di approdo della ricerca della libertà sia all'interno che all'esterno dell'impero russo preda del bolscevismo. Sebbene Parigi fosse il contesto in cui esplose il dissenso liberale originale, attraverso la scissione del Partito Costituzionale-Democratico, sullo sfondo della fine della Prima Guerra Mondiale, una certa emigrazione di giuristi dalla Russia imperiale ebbe l'opportunità di partecipare, insieme ai giuristi francesi a Parigi, all'emergere urgente di un diritto proto-umanitario e al dibattito sull'organizzazione della convivenza pacifica tra gli stati, che si sarebbe sviluppata in modo più completo solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. I giuristi franco-russi realizzarono un'inaspettata armonia attraverso il principio dell'integrità della persona e, in senso più ampio, la salvaguardia dei deboli.