Quando e perché l’Italia processò la Resistenza
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Parole chiave

Dopoguerra in Italia, processo alla Resistenza, Partito Comunista

Come citare

Di Rienzo, P. E. (2024). Quando e perché l’Italia processò la Resistenza. Studi Politici, (1). Recuperato da https://www.mimesisjournals.com/ojs/index.php/studi-politici/article/view/4083

Abstract

Dal 1948 ai primi anni Sessanta, nelle aule dei tribunali della nuova Italia democratica, si è verificata una criminalizzazione della Resistenza, destinata ad avere un forte impatto a lungo sulla coscienza civile della Nazione. Il sistema giudiziario del dopoguerra, ampiamente compromesso dal regime fascista, giudicò come assassini, terroristi, criminali quei partigiani che si erano impegnati nella guerra di guerriglia contro il nazifascismo, sviluppata soprattutto nel Nord della Penisola tra il 1943 e il 1945. Il processo alla Resistenza celebrato dai tribunali dopo l'alba radiosa del 25 aprile continuò a influenzare il dibattito pubblico per decenni, diffondendo distorsioni, manipolazioni, miti e luoghi comuni tendenziosi e strumentali che finirono per essere comunemente accettati dall'opinione pubblica. Nel diario politico degli anni 1944-1945, pubblicato alla fine di dicembre 1945, Giulio Andreotti, stretto collaboratore del Primo Ministro Alcide De Gasperi, analizzò la dolorosa esistenza dei Governi formati dal Comitato di Liberazione Nazionale.

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